“Io, Michil Costa e la Maratona dles Dolomites: diario di una pedalata davvero sostenibile per tutti”

“Io, Michil Costa e la Maratona dles Dolomites: diario di una pedalata davvero sostenibile per tutti”

“Io, Michil Costa e la Maratona dles Dolomites: diario di una pedalata davvero sostenibile per tutti”


“L’essere umano pensa con tutto il corpo non solo con la testa”. A dirlo è Michil Costa, magmatico presidente della Maratona dles Dolomites. La granfondo più amata d’Europa. Io aggiungerei: l’essere umano fa fatica soprattutto con la testa, non solo con il corpo. Qualunque ciclista partecipi alla Maratona lo sa.

La Maratona dles Dolomites sta al ciclista amatore come la Maratona di New York al runner. A partire dal sorteggio: decine di migliaia da tutto il mondo le richieste di partecipazione a quella che è una gara amatoriale in bicicletta dura, ma adatta in fin dei conti (quasi) a qualunque tipo di ciclista. Tre i percorsi, per un evento che ormai ha raggiunto i 35 anni di età. Da quando un primo gruppetto di una decina di pionieri si mise in sella con l’idea di disegnare un itinerario magnifico tra la val Badia e il Cadore. Oggi la Maratona dles Dolomites è un evento mondano, rodato in ogni dettaglio, ma anche green e a impatto bassissimo, capace di valorizzare al massimo territorio. Una piccola gemma virtuosa da prendere come esempio.

Venendo al sottoscritto, sono un ciclista amatore allenato, lo ammetto. Esco in bici almeno 3 o 4 volte alla settimana e amo parecchio le salite. Per partecipare alla Maratona, quest’ultimo è un requisito fondamentale: non c’è praticamente pianura. Quest’anno, ho scelto il percorso “lungo”: 138 km e 4230 metri di dislivello. Abitando a Milano, mi sono allenato facendo quasi tutte le principali salite della Lombardia. Ma per i meno preparati c’è il percorso “corto” o “Classico”: il cosiddetto Sellaronda, ovvero il giro dei quattro passi del gruppo del Sella. 55 km e poco più di 1700 metri di dislivello: numerosi i ristori lungo il tracciato e altrettanti gli scorci panoramici per farlo in tutta calma (eventualmente, se non si ama l’agonismo, si può cimentarsi nel Sellaronda Bike Days, il prossimo per il 17 settembre: strade chiuse al traffico per tutto il giorno).

Il modo gentile di vivere le Dolomiti

Il percorso lungo che mi attente prevede ben 7 passi: Campolongo, Pordoi, Sella, Gardena, di nuovo Campolongo, Giau, Falzarego-Valparola (più il perfido, finale, Mür del Giat: punte al 19%). Partenza da La Villa alle 6:30: una lama di luce illumina il serpentone di ciclisti che sale il Campolongo e poi il Pordoi. La “cima Coppi” per eccellenza: qui, in vetta, una stele ricorda in “Campionissimo”.

Mentre salgo il Pordoi, mi guardo attorno: le Dolomiti possono rivelare la loro intima essenza solo così, penso: in silenzio, all’alba, facendo fatica.

Sono queste le montagne più belle del mondo, bisogna guadagnarsele. Hanno bisogno di quiete e dolcezza. Quelle che solo una bicicletta sa dare. Il gruppo del Sella è il massiccio su cui poggia quasi ogni catena montuosa dell’Alto Adige. Come se fosse la centrale che irradia forza a tutti i “Monti pallidi”. Il punto che mi emoziona di più di tutto il percorso è la salita al Sella (2244 m). Qui la massa ocra e arancio della “dolomia” (la roccia chiamata così per via del suo scopritore, il francese, Déodat Dolomieu) incombe splendida e sopraffacente sui concorrenti. Sembra li guardi.

La natura ferita, ma ritrovata

Chi ha optato per il “corto” è ormai arrivato. Chi sceglie invece il “medio” (106 km e 3130 m) o il “lungo”, dopo il passo Gardena risale il Campolongo una seconda volta e scende verso la valle di Livinallongo. Qui, la tempesta Vaia nell’ottobre del 2019 devastò intere foreste secolari. La Maratona dles Dolomites è partner di “WOWnature Alta Badia”: progetto che mira al ripristino dei boschi, tramite pulizia, impianto di nuovi alberi (è possibile adottarne) e manutenzione. Non solo: molti stand dell’evento sono realizzati con il legno degli alberi abbattuti.

Raggiungo Selva di Cadore: so che mi aspetta il passo Giau. Lo spauracchio, il più duro di tutti. Faccio il pieno di zuccheri al ristoro: coca-cola e strudel (buonissimo!). Il Giau misura 10 chilometri al 10% di pendenza media. Una salita senza respiro e senza ombra. Vedo concorrenti arrancare, alcuni scendere a piedi. Ma quando guadagno la vetta (2236 m), al cospetto dello splendido gruppo del Nuvolau, mi riappacifico con i sensi.

Quando il ciclismo lo dice con i fiori

Tutela dell’ambiente e sostenibilità sono, da sempre, i cavalli di battaglia della Maratona. Michil Costa si batte, spesso inascoltato, per la chiusura dei passi alle auto nel periodo estivo. La sua Maratona (con strade, qui sì, interamente chiuse) ha ottenuto la certificazione “Green Event”. Un riconoscimento che si basa su principi cardine: utilizzo di prodotti ecologici, efficienza energetica, gestione dei rifiuti, valorizzazione dei prodotti locali, responsabilità sociale. Alcuni esempi? Si va dalla medaglia “a km zero” data a ogni finisher e realizzata con cirmolo e legno pressato, all’abbattimento dell’utilizzo della plastica al ristoro finale, alla sacca, realizzata da Enervit, 100% in cotone riciclato, agli “angeli in bici”, la scorta tecnica che viaggia a bordo di e-bike.
 

“Ciüf”, fiore in ladino: è la flora il tema dell’edizione 2022 della Maratona dles Dolomites. La flora che è anche scoperta, capacità di sorprendersi ancora. Perché, come ha ricordato Costa, “solo la nostra ignoranza cosmica può farci credere che la misura di tutte le cose siano l’uomo e le sue opere”. Appuntamento per l’anno prossimo, segnatevi la data: 2 luglio 2023, tema dell’edizione “l’umanità”.



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[email protected] (Redazione di Green and Blue) , 2022-07-05 17:25:36 ,

www.repubblica.it

[email protected] (Redazione di Green and Blue) , 2022-07-05 17:25:36 ,
Il post dal titolo: “Io, Michil Costa e la Maratona dles Dolomites: diario di una pedalata davvero sostenibile per tutti” scitto da [email protected] (Redazione di Green and Blue) il 2022-07-05 17:25:36 , è apparso sul quotidiano online Repubblica.it > Green and blue

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